domenica 26 agosto 2012

Phnom Penh

Ecco come ti riduce Phnom Penh...
Phnom Penh non è diversa dalle altre capitali asiatiche. Caotica, sporca, disordinata...
Inizialmente avrei voluto saltarla, poi abbiamo pensato che una visita alle prigioni di Pol Pot bisognava farla...
Così eccoci qui.
Ero pronta al peggior shock piscologico entrando. Eppure questa prigione museo (ricavata da un edificio scolastico) dove sono state rinchiuse, torturate e uccise circa 12000 persone in poco meno di quattro anni (ne sono uscite vive poco meno di 200) mi ha intristito sì, ma in modo diverso da quello che pensavo. Certo non si può rimanere indifferenti alle foto dei rinchiusi. Uomini, donne e bambini. Che vengono ripresi con precisione all'entrata e dopo le torture, rotti, sanguinanti e decisamente morti. Non può lasciare indifferenti il fatto che Pol Pot e i suoi, nonostante quello che hanno combinato, hanno avuto il privilegio di invecchiare (bene o male non sta a me dirlo, ma hanno vissuto e sono invecchiati). Quello che mi ha colpito di più però è l'incuria. La sporcizia. La mancanza totale di una struttura, di spiegazioni che fa sembrare quel luogo più un magzzino che altro. Per non parlare del gift shop all'uscita che vende borse e calamite...
Tutto in linea con lo spirito di Phnom Penh del resto. Città che porpone tra le sue attrattive la possibilità di sparare con i bazooka a polli cani e mucche per divertimento in speciali zone dette shooting range. Ci mancano i ragazzini. Ma aloro è riservato un trattamento diverso...
Che dire quindi... Pace in terra agli uomini di buona volontà


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