Oggi lo zio Obbly è ko, ha trasformato due lineette di febbre e un
bruciorino alla gola in una malattia potenzialmente mortale e ora si è
attaccato alle macchine salvavita nel bungalow giungloso. Poco male, io e
la zia Marghe decidiamo di dedicare la mattina alle cascate dei
dintorni di Ban Lung. Doverose due parole sulla 'capitale' del
Ratanakiri, un'accozzaglia di strade sporche e case mal pensate,
costruite peggio, la classica cittadina asiatica cresciuta troppo in
fretta, priva della benché minima attrattiva. Ma la giungla intorno è
tutto un altro paio di maniche: foresta sterminata a perdita d'occhio,
vita allo stato puro.
Ed è proprio nella foresta che sono immerse
le cascate che abbiamo visitato, salti d'acqua affascinanti, nonostante
l'umidità che le rende luoghi estremamente inospitali per chi non sia
abituato a questi climi. Per arrivare alle cascate abbiamo attraversato
una piantagione di gomma, un'attività in grande sviluppo da queste
parti. Inizialmente gestita dagli onnipresenti cinesi, pare che ora si
stiano sviluppando diverse società statali cambogiane. L'effetto
sull'ambiente e sulla biodiversità a me pare devastante, considerando
sia il fatto che intere aree di foresta sono state trasformate in
piantagioni monocoltura, e che ogni cinque anni gli alberi vengono
tagliati e ne vengono piantati altri. Sfruttamento intensivo della gomma
e industrie di trasformazione del legno convivono a braccetto,
lasciando posto agli slum del cosiddetto indotto tutto intorno.
Nel pomeriggio lo zio Obbly è resuscitato e, memore di lontane imprese
evangeliche, ha deciso di accompagnarci al lago Yok Loam forse per
cimentarsi nella camminata sull'acqua. Al lago, dicono di lontana
origine vulcanica, sono riuscito nell'impresa di farmi pungere da una
zanzara: il posto peggiore probabilmente al mondo per essere punti...
Nonostante ciò ho apprezzato i colori unici del lago, con il verde della
giungla e l'azzurro del cielo a colorare un specchio d'acqua pressoché
immobile.
Domani si parte alla volta di Pleiku, usciremo dalla Cambogia, un luogo
in cui sicuramente lascerò un pezzettino di cuore: non dimenticherò mai gli occhi dei bambini e la gentilezza vera delle persone semplici che ho avuto il privilegio di incontrare. Okun Kampucha.
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Reflections |