giovedì 30 agosto 2012

Okun Kampucha

Oggi lo zio Obbly è ko, ha trasformato due lineette di febbre e un bruciorino alla gola in una malattia potenzialmente mortale e ora si è attaccato alle macchine salvavita nel bungalow giungloso. Poco male, io e la zia Marghe decidiamo di dedicare la mattina alle cascate dei dintorni di Ban Lung. Doverose due parole sulla 'capitale' del Ratanakiri, un'accozzaglia di strade sporche e case mal pensate, costruite peggio, la classica cittadina asiatica cresciuta troppo in fretta, priva della benché minima attrattiva. Ma la giungla intorno è tutto un altro paio di maniche: foresta sterminata a perdita d'occhio, vita allo stato puro.
Ed è proprio nella foresta che sono immerse le cascate che abbiamo visitato, salti d'acqua affascinanti, nonostante l'umidità che le rende luoghi estremamente inospitali per chi non sia abituato a questi climi. Per arrivare alle cascate abbiamo attraversato una piantagione di gomma, un'attività in grande sviluppo da queste parti. Inizialmente gestita dagli onnipresenti cinesi, pare che ora si stiano sviluppando diverse società statali cambogiane. L'effetto sull'ambiente e sulla biodiversità a me pare devastante, considerando sia il fatto che intere aree di foresta sono state trasformate in piantagioni monocoltura, e che ogni cinque anni gli alberi vengono tagliati e ne vengono piantati altri. Sfruttamento intensivo della gomma e industrie di trasformazione del legno convivono a braccetto, lasciando posto agli slum del cosiddetto indotto tutto intorno.
Nel pomeriggio lo zio Obbly è resuscitato e, memore di lontane imprese evangeliche, ha deciso di accompagnarci al lago Yok Loam forse per cimentarsi nella camminata sull'acqua. Al lago, dicono di lontana origine vulcanica, sono riuscito nell'impresa di farmi pungere da una zanzara: il posto peggiore probabilmente al mondo per essere punti... Nonostante ciò ho apprezzato i colori unici del lago, con il verde della giungla e l'azzurro del cielo a colorare un specchio d'acqua pressoché immobile.
Domani si parte alla volta di Pleiku, usciremo dalla Cambogia, un luogo in cui sicuramente lascerò un pezzettino di cuore: non dimenticherò mai gli occhi dei bambini e la gentilezza vera delle persone semplici che ho avuto il privilegio di incontrare. Okun Kampucha.

Reflections













2 commenti:

  1. Hai ragione... lo sguardo di quei bimbi vale più di qualunque panorama :)

    Buon viaggio!

    RispondiElimina
  2. madonna vi ho lasciato parecchi post fa e guarda quanta strada avete già fatto... io e Michel siamo appena tornati dalla vicina e ridente Sicilia, meta meno pretenziosa, ma che buoni i cannoli!!!!(Era solo per infierire sul lato alimentare :-)). La prossima meta?

    RispondiElimina